Investigatori privati per il controllo dei dipendenti, cosa dice la legge?

Investigatori privati per il controllo dei dipendenti, cosa dice la legge?

Ogni datore di lavoro sa bene che, in mezzo a tanti dipendenti volenterosi ed onesti, si può nascondere anche qualche furbetto. Questo è il motivo per cui in qualche caso si pensa di assumere degli investigatori privati per controllare i dipendenti, ad esempio se si ha motivo di sospettare che i lavoratori si assentino per malattia senza essere davvero malati o se si pensa che usufruiscano di permessi retribuiti anche senza che ve ne siano le ragioni.

Una delle domande che spesso i datori di lavoro si fanno in questi casi è: è possibile assoldare degli investigatori privati per effettuare dei controlli sui lavoratori? E se sì, con quali limiti?

In primo luogo possiamo dire che il datore di lavoro ha diritto di effettuare dei controlli sui suoi dipendenti, ma deve rispettare alcuni principi che sono stati sanciti da una lunga giurisprudenza di merito. Ad esempio è necessario rispettare il principio di necessità (il controllo deve essere necessario), di finalità (il controllo è per garantire la sicurezza aziendale e reprimere eventuali illeciti), di proporzionalità e sicurezza.

Insomma, se si rispettano questi principi è possibile usare diversi metodi per controllare che i dipendenti non stiano facendo i furbi. In alcuni casi si ricorre agli investigatori privati che serve per controllare e pedinare il dipendente ed assicurarsi che non stia utilizzando i permessi aziendali o i giorni di malattia per motivi diversi da quelli per cui questi permessi sono concepiti. Laddove così fosse, il dipendente starebbe venendo meno all’obbligo di fedeltà aziendale oppure starebbe abusando dei permessi della legge 104.

Cosa dice la giurisprudenza?

A riguardo c’è stata un’importante sentenza della Cassazione, la n. 15094/2018 che ha infine tracciato un limite fra la legittimità e la non legittimità dei controlli con investigatori privati sui dipendenti.
Innanzitutto distinguiamo i diversi casi. Si può assumere un investigatore perché si pensa che il lavoratore stia violando il divieto di non concorrenza e che quindi stia effettuando attività lavorativa che nuoce all’azienda, al di fuori dell’attività lavorativa ordinaria.
In questo caso il datore di lavoro può implementare tutti i controlli, anche l’uso di investigatori privati, per impedire che il lavoratore possa nuocere alla sua azienda violando il divieto di concorrenza.

Il datore di lavoro può ricorrere agli investigatori privati anche se ci sono delle prove evidenti di illecito da parte del lavoratore, o anche se solo sospetta che il lavoratore stia per commettere un illecito. L’uso di investigatori privati quindi è permesso se si hanno motivi di credere che il lavoratore, ad esempio, stia usufruendo di permessi per malattia quando in realtà non è malato, oppure se si ha motivo di sospettare che stia usufruendo dei permessi ex legge 104 quando invece non ve ne sono i presupposti. Le agenzie investigative possono essere di grande aiuto perché agiscono rispettando la legge e raccolgono eventuali prove che possono confermare, o no, i dubbi ed i sospetti del datore di lavoro.

I controlli degli investigatori privati sono legittimi tuttavia purché:

  • siano a riguardo di fatti estranei alla prestazione di lavoro, ad esempio non si può pedinare il lavoratore per verificare come si comporta con i clienti; ma lo si può pedinare per controllare che non svolga altre attività.
  • Se sono effettuati in luoghi pubblici: è vietato il ricorso agli investigatori privati per investigare il lavoratore nella sua vita privata (ad esempio in casa).
  • Secondo la giurisprudenza, i controlli sono validi purché siano comunque occasionali. In sostanza il datore di lavoro non può mettere in pratica una sistematica serie di controlli sui lavoratori, ma solo quando ci siano in effetti sospetti che essi stiano commettendo illeciti.