“Storie dei 99 Posse”. Intervista a Rosario Dello Iacovo

Rosario Dello Iacovo, agente e membro dei 99 Posse, ci racconta il suo “Curre Curre Guagliò – Storie dei 99 Posse”, un libro che sta presentando in tutta Italia.
Sono cresciuto con i testi dei 99 Posse e per me è stato davvero emozionante intervistare colui che è riuscito a mettere insieme il gruppo che ha partecipato alla storia movimentista, riuscendo, attraverso i propri testi, a raccontare il malessere della società.
Cosa hai voluto raccontare in questo libro?
Oltre alla storia dei 99 posse, che è il corpo centrale del libro, in realtà ho allargato lo sguardo ai quattro decenni che i membri della band, io stesso, ci siamo trovati a vivere. Attingendo anche un po’ al romanzo di formazione, seguendo i personaggi nel corso del passare del tempo con una definizione dei tratti caratteriali. Sono profondamente convinto che i 99 Posse sono anche figli degli anni ’70, un decennio politico molto importante, un decennio in cui si afferma il grande sogno rivoluzionario che purtroppo un decennio dopo cessa di esistere. Racconto la loro storia e racconto la storia di quello che in qualche modo si muove prima dei 99 Posse quando questi ancora non esistevano e via via seguendoli nel corso della loro storia individuale e di gruppo.
Ancora oggi durante le manifestazioni riecheggiano i testi dei 99 Posse. Proprio per i contenuti politici espressi tramite i testi dei 99 Posse secondo te la band cosa è riuscita a dare ai movimenti e alle lotte?
E’ una costante abituale. Ero a Milano in questi giorni, ho partecipato al corteo per Piazza Fontana il 13 dicembre e la maggior parte delle canzoni che venivano passate dal camion erano dei 99 Posse, Assalti Frontali, Banda Bassotti; nel corso di queste presentazioni del libro che sto facendo in giro per l’Italia la frase più gettonata è io ho cominciato a fare politica con i 99 Posse. Un gruppo che come pochissimi altri è riuscito a fare proprio l’identità del movimento di inizi anni ’90 e a farsene comunque strumento di discussione e di divulgazione, perché comunque è molto più facile che ti arrivi una canzone che non il contenuto di un volantino o un’altra forma di scrittura più tradizionale.
Nel libro c’è un episodio particolare al quale sei attaccato?
Ce ne sono tanti e il libro è pieno di questi episodi. Io sono molto legato al capitolo settimo che racconta l’episodio della mia infanzia però solo legato molto ad altri capitoli come ad esempio quello dalle origini ai 99 Posse che traccia un po’ il percorso della band, oppure a quello di Luca ‘O Zulù arrestato il giorno in cui loro dovrebbero esordire ad Officina 99. Diciamo che sento un po’ mio tutto il libro perché l’ho visto crescere capitolo dopo capitolo per un paio d’anni.
Il sogno della rivoluzione svanito. Svanito anche a causa della repressione?
Sono più concause. Ad un certo punto lo Stato decide di fare piazza pulita. Per cui introduce la legislazione speciale che triplica le pene previste per un reato affidandogli la dicitura di reato associativo con finalità di terrorismo o banda armata, comunque dei reati di stato associativo che sospendono lo stato di diritto in Italia. Ci sono persone che si fanno 3 o 4 anni di carcere preventivo per il semplice motivo di essere in possesso di qualche libro poco gradito al potere di quegli anni. Si diffonde una reductio ad unum dello scontro tra le formazioni della lotta armata e la repressione dello Stato in cui si finisce per fare terra bruciata di tutto il resto. Ma non è solo repressione, è anche la diffusione massiccia dell’eroina in Italia, tra la fine degli anni ’70 e i primi anni ’80. C’è comunque anche un cambiamento dell’immaginario con la nascita di tanti canali televisivi della Tv a colori, della capacità che avevano già individuato gli autori della scuola di Francoforte da parte dei media di farsi strumento interpretativo della realtà. Per cui c’è repressione, c’è eroina, c’è la nuova capacità di produrre ideologie da parte del sistema mediatico.
Rosario saluta i lettori di Oltremedia News e me con un caldissimo abbraccio e un “Ciaò Gualgiò” che fa capire come i 99 Posse siano riusciti ad essere vicini alla gente.