Dax: 15 anni senza Davide Cesare. Il ricordo di mamma rosa

Il 16 marzo 2003 nel quartiere Ticinese, zona sud di Milano, moriva sotto i colpi delle lame fasciste Davide Cesare, da tutti conosciuto con il soprannome di “Dax“. Venerdì prossimo, 16 marzo 2018, saranno passati esattamente 15 anni da quei tragici fatti.
Dax cadde vittima di un’aggressione di tre neofascisti, un padre e due figli: Giorgio, Federico e Mattia Morbi. I tre volevano vendicare una scazzottata che aveva visto coinvolto Federico Morbi una settimana prima. Dalla colluttazione il camerata ne uscì con danni minimi, guaribili in pochi giorni, ma ciò lo convinse di due cose: il fatto di farsi giustizia da solo e che il suo aggressore fosse sicuramente una “zecca” del posto.
I tre nostalgici del ventennio aggredirono Dax, ed altri tre suoi amici, davanti al centro sociale autogestito O.R.So. (Officina di Resistenza Sociale) situato in via Brioschi. Due degli aggrediti la pagarono cara: Alex, un amico di Davide, venne colpito da numerose coltellate nelle parti vitali e dovette subire una complicata operazione chirurgica che durò tutta la notte; per Dax, invece, non ci fu nulla da fare ed arrivò all’ospedale San Paolo già cadavere.
Nel frattempo i compagni, cui era giunta notizia dell’aggressione, si recarono numerosi presso la struttura ospedaliera milanese per accettarsi delle condizioni di salute dei loro amici. Una volta giunti sul posto, però, subirono ripetute cariche,da parte dei poliziotti presenti sul posto, nell’atrio dell’ospedale.
Nessuno seppe mai giustificare il perchè di una decisione così violenta.Durante i disordini, come fatto venire a galla durante il processo che ne seguì, furono usate, da parte dei poliziotti, delle mazze da baseball per disperdere gli antifascisti. Per questi motivi i celerini vennero denunciati e le normali funzioni ospedaliere del San Paolo sospese per l’intera notte.
Molti degli appartenenti alle forze dell’ordine che subirono un processo vennero scagionati o condannati a pene irrisorie: tali sentenze furono confermate dalla Corte di Cassazione nel 2009. Due compagni di Dax, invece, sono stati condannati ad una pena di un anno e otto mesi per ciò che avvenne all’ospedale San Paolo. Lo stesso spazio sociale davanti a cui è avvenuta l’aggressione è stato sgomberato nell’ottobre 2006.
In questi anni Dax è stato ricordato da molti: tramite canzoni scritte per lui, ma anche attraverso opere di street art in varie città, non solo italiane. La stessa madre del giovane, Rosa Piro, non ha mai smesso di portare avanti la memoria del figlio in vari modi. Ad esempio è entrata in contatto con Stefania Zuccari, la madre di Renato Biagetti: un altro giovane ucciso dalle lame fasciste nell’estate del 2006, per testimoniare la storia di Dax all’interno del comitato di “Madri per Roma Città Aperta“.
Alcuni giorni fa abbiamo avuto il piacere di intervistare la stessa signora Rosa per farci raccontare che persona era Dax.
1) Il prossimo 16 marzo saranno 15 anni dall’omicidio di suo figlio Davide. Come vive questo periodo signora Rosa?
“A marzo arriva la primavere rinizia la vita nelle piante,le giornate si fanno più lunghe ed il sole inizia a scaldarci un pò.
Come lo vivo? Io vivo, e credo lo viviamo, unendomi a chi ha amato mio figlio, come un periodo che purtroppo arriva e mi ricorda ancora di più quello che ogni mattino è il primo pensiero: Davide non c’è più.
Poi vedo la mia famiglia, i miei figli, mio marito, i miei nipoti, gli amici che in tutta Italia, e non solo, mi hanno fatto sentire la vicinanza e la solidarietà.
Il periodo si affronta a testa alta con un peso sul cuore ma con la convinzione che bisogna affrontarlo con la massima determinazione per far sì che ciò che è successo a Davide non succeda più a nessun altro“.
2) Che persona era Dax? Quale era una sua qualità che ricorda in particolare?
“Davide era un ragazzo con uno splendido sorriso, con una voglia incredibile di mettere la sua vita a disposizione delle lotte che gli riempivano il cuore. Credo che questo lo capivano in tanti vedendo quante persone, dopo il 16 marzo, ci hanno voluto bene“.
3) Quei neofascisti che le hanno ammazzato il figlio, in questi ultimi tempi di campagna elettorale, sono tornati prepotentemente alla ribalta a suon di coltellate e di aggressioni agli antifascisti. Pensa che sia cambiato qualcosa tra i camerati che ammazzarono Dax e quelli del giorno d’oggi?
“Dal 2003 ad oggi ci sono stati altri morti: Renato a Roma, Abba a Milano, Niccolò a Verona e mi fermo qui perchè l’elenco sarebbe lungo ma soprattutto, purtroppo, incompleto perchè oramai si muore di fascismo nei posti di lavoro tra precarietà, sfruttamento e ricatti, nelle strade e soprattutto tali aggressioni iniziano ad avvenire anche nelle scuole: un luogo dal quale dovrebbe iniziare la formazione per il futuro dei nostri ragazzi.
Si muore anche di polizia perchè è un’altra faccia del fascismo di stato.
No, non è mai cambiato nulla, anzi, si è radicata la violenza nei linguaggi di certi esponenti politici che sono i mandanti morali di tali aggressioni. La loro coscienza è sporca e dovrebbero riflettere perchè ogni parola ha un suo peso. Non ultima la tentata strage di Macerata e l’omicidio di Firenze. Ti viene dello sgomento, ma l’importante è definirli camerati e fascisti e non pazzi come qualcuno prova a dipingerli“.
4) Le istituzioni politiche nazionali attuali, basti pensare a Marco Minniti e ad Attilio Fontana, portano avanti inquietanti argomenti che richiamano molto gli ideali del Ventennio. La cosa la preoccupa?
“Preoccupata? Quando sei un partito che si definisce di sinistra e dai risposte a problemi con atti dichiaratamente di destra ottieni quello che ottieni. Chi è Minniti?Chi arriverà dopo di lui sarà peggio e credo che sia un riflessione che il PD deve fare sentendosi responsabile del futuro che ci aspetta“.
5) In un primo momento anche l’omicidio di Dax, come quello di Renato Biagetti, venne descritto non come un fatto politico ma come una bravata di alcuni ragazzi. Un suo commento al riguardo?
“Come tutte le aggressioni fasciste degli ultimi anni mi viene da dire che solo il lavoro dei compagni a ridosso degli avvenimenti ha smascherato tutto. Ovviamente con un prezzo dato che tanti di loro hanno le vite rovinate da procedimenti penali ed amministrativi. Ma noi abbiamo l’arma della solidarietà e la usiamo“.
6) Le istituzioni locali, in questi 15 anni, le hanno mai offerto un qualche tipo di supporto?
” 15 anni fa le istituzioni locali, nel giorno dei funerali, hanno proclamato il lutto cittadino ed hanno sostenuto tutte le spese, ma allora c’era una giunta di sinistra. Rifondazione Comunista mi ha dato un supporto legale. I compagni di tutta Italia, e di altre parti d’Europa, hanno avviato una campagna di solidarietà a favore di Jessica per aiutarla a completare gli studi. Naturalmente il mio grazie va a tutti“.
7) Ogni 16 marzo migliaia di persone, in tutta Italia, ricordano suo figlio. La cosa la sorprende? Si aspettava questa forte solidarietà?
” La frase “Dax vive nella lotta” non so se me la aspettavo perchè non credo che una mamma imposti la sua vita pensando che possa succedere un fatto simile. Ti senti investita, ed anche se la perdita di un figlio crea un buco incolmabile, tale solidarietà, forse, ti dà una forza particolare in certi momenti difficili“.
8) Riuscirà mai a perdonare gli assassini di suo figlio?
” Il perdono è un sentimento molto difficile da esprimere. Nessuno mi ha chiesto il perdono da quella famiglia.
Oltre a non perdonare, quindi, non dimentichiamo l’accaduto evitando di perdere il pensiero in tale sentimento. Preferisco unirmi ad altre mamme e papà che hanno vissuto il nostro dolore ed insieme ci prendiamo la responsabilità di lottare contro il fascismo sempre un passo avanti.
Come faceva mio figlio“.
In chiusura del pezzo ricordiamo che venerdì 16 marzo 2018 i compagni e le compagne di Dax hanno organizzato un corteo che sfilerà per le strade del capoluogo lombardo per commemorare questo giovane antifascista meneghino a 15 anni dalla scomparsa e per ricordare i fatti di quella che viene descritta come “la notte nera di Milano“. Il corteo ricorderà anche la figura di Rachel Corrie: ragazza americana di 23 anni morta nella città palestinese di Rafah, nelle stesse ore in cui spirava Dax, dopo essere stata travolta da un tank israeliano mentre stava lottando contro lo sgombero abitativo di alcuni palestinesi.

L’intento, quest’anno, è di ricordarla e di attraversare i confini per condividere storie di donne. I volti di Dax e Rachel si affiancano a quelli di altre donne che nel mondo hanno lottato contro fascismo, patriarcato e capitalismo.