Il mondo del riciclo dei rifiuti, valorizzazione e risparmio
Riciclare non è mai stato così importante. In una sola parola è racchiuso un intero mondo di tematiche, tra le più delicate e attuali del nostro tempo.
L’impegno per una gestione più oculata dei rifiuti assume importanza e urgenza giorno dopo giorno. Il riciclo dei rifiuti deve essere il frutto di una gestione più saggia e “verde” dei nostri scarti.
In questo articolo analizzeremo tutti i motivi dell’importanza del riciclo dei materiali di scarto, in termini di valorizzazione delle nostre risorse e anche di risparmio effettivo.
L’impegno per una gestione più oculata dei rifiuti assume importanza e urgenza giorno dopo giorno. Il riciclo dei rifiuti deve essere il frutto di una gestione più saggia e “verde” dei nostri scarti.
In questo articolo analizzeremo tutti i motivi dell’importanza del riciclo dei materiali di scarto, in termini di valorizzazione delle nostre risorse e anche di risparmio effettivo.
L’uomo e il riciclo dei materiali nella storia
Iniziamo la nostra analisi con una riflessione sul concetto di riciclo.
Dall’etimologia stessa della parola si evince la volontà di creare un secondo ciclo di vita di un oggetto.
Sarebbe errato pensare che questa pratica sia nata in epoca moderna. Sin dall’antichità l’uomo tende a riutilizzare materiali e oggetti, le cui qualità e caratteristiche appaiano ancora sfruttabili.
In epoca preindustriale, oltre ai manufatti in legno, i materiali maggiormente riciclati erano i metalli. Questi venivano fusi e riutilizzati per forgiare nuovi oggetti. Il riutilizzo delle risorse era considerata una pratica normale: in Gran Bretagna la cenere e il carbone venivano raccolti dagli spazzini e riutilizzati come materiale base nella produzione di mattoni.
Con l’avvento dell’industrializzazione la ricerca di materiali a prezzi accessibili è cresciuta sensibilmente. La creazione di oggetti da zero richiedeva dei costi molto elevati, contando che i minerali andavano estratti e lavorati. Raccogliere oggetti di seconda mano e rottami di ferro, ad esempio, risultava molto più economico.
A partire dagli anni ’70 il riciclo dei materiali, soprattutto ferrosi e non ferrosi, ha assunto un significato ancora più rilevante. L’aumento dei costi energetici ha incentivato e sensibilizzato la popolazione sul tema del riutilizzo dei materiali. Si stima infatti che, riciclando l’alluminio si utilizzi solo il 5% dell’energia impiegata per la sua produzione a partire dal minerale vergine.
Il nostro breve excursus storico ci conduce all’odierna emergenza rifiuti. La sensibilizzazione dei cittadini non presenta ancora delle radici sufficientemente profonde. Il nostro mondo, sempre più affollato, va riempiendosi di rifiuti. Molti di questi materiali che, con superficialità, finiscono semplicemente abbandonati in discarica o bruciati negli inceneritori, potrebbero essere comodamente impiegati per dar vita a nuovi oggetti.
Bisogna capire che, in fondo, dedicare cura e precisione nell’impegno per il riciclo dei materiali, significa salvaguardare il pianeta.
Dall’etimologia stessa della parola si evince la volontà di creare un secondo ciclo di vita di un oggetto.
Sarebbe errato pensare che questa pratica sia nata in epoca moderna. Sin dall’antichità l’uomo tende a riutilizzare materiali e oggetti, le cui qualità e caratteristiche appaiano ancora sfruttabili.
In epoca preindustriale, oltre ai manufatti in legno, i materiali maggiormente riciclati erano i metalli. Questi venivano fusi e riutilizzati per forgiare nuovi oggetti. Il riutilizzo delle risorse era considerata una pratica normale: in Gran Bretagna la cenere e il carbone venivano raccolti dagli spazzini e riutilizzati come materiale base nella produzione di mattoni.
Con l’avvento dell’industrializzazione la ricerca di materiali a prezzi accessibili è cresciuta sensibilmente. La creazione di oggetti da zero richiedeva dei costi molto elevati, contando che i minerali andavano estratti e lavorati. Raccogliere oggetti di seconda mano e rottami di ferro, ad esempio, risultava molto più economico.
A partire dagli anni ’70 il riciclo dei materiali, soprattutto ferrosi e non ferrosi, ha assunto un significato ancora più rilevante. L’aumento dei costi energetici ha incentivato e sensibilizzato la popolazione sul tema del riutilizzo dei materiali. Si stima infatti che, riciclando l’alluminio si utilizzi solo il 5% dell’energia impiegata per la sua produzione a partire dal minerale vergine.
Il nostro breve excursus storico ci conduce all’odierna emergenza rifiuti. La sensibilizzazione dei cittadini non presenta ancora delle radici sufficientemente profonde. Il nostro mondo, sempre più affollato, va riempiendosi di rifiuti. Molti di questi materiali che, con superficialità, finiscono semplicemente abbandonati in discarica o bruciati negli inceneritori, potrebbero essere comodamente impiegati per dar vita a nuovi oggetti.
Bisogna capire che, in fondo, dedicare cura e precisione nell’impegno per il riciclo dei materiali, significa salvaguardare il pianeta.
Come funziona il riciclo dei rifiuti?
Quella del riciclare è un’azione che punta a coinvolgere le comunità. Dal privato cittadino agli enti e alle istituzioni pubbliche, questa pratica implica una serie di azioni concrete, dalla raccolta differenziata dei rifiuti alla gestione oculata degli stessi.
Materie prime, semilavorati, scarti di lavorazione: ognuno di questi materiali può essere riciclato.
La logica del donare una seconda vita agli scarti assume enorme importanza per i materiali non degradabili, come la plastica e i metalli ferrosi e non ferrosi.
Per quanto riguarda la riduzione della prima lo sforzo delle campagne di sensibilizzazione tende a sottolineare l’importanza della riduzione degli sprechi. I tempi dell’usa e getta scriteriato devono terminare.
Per quanto riguarda i materiali metallici la tendenza è quella della fusione. Le emissioni conseguenti alla trasformazione degli scarti metallici in materiali di recupero sono indispensabili e, in ogni caso, di gran lunga inferiori alla produzione da zero.
Materie prime, semilavorati, scarti di lavorazione: ognuno di questi materiali può essere riciclato.
La logica del donare una seconda vita agli scarti assume enorme importanza per i materiali non degradabili, come la plastica e i metalli ferrosi e non ferrosi.
Per quanto riguarda la riduzione della prima lo sforzo delle campagne di sensibilizzazione tende a sottolineare l’importanza della riduzione degli sprechi. I tempi dell’usa e getta scriteriato devono terminare.
Per quanto riguarda i materiali metallici la tendenza è quella della fusione. Le emissioni conseguenti alla trasformazione degli scarti metallici in materiali di recupero sono indispensabili e, in ogni caso, di gran lunga inferiori alla produzione da zero.
Separazione magnetica dei metalli: tra ferrosi e non ferrosi
Per quanto riguarda i metalli solitamente vengono raccolti tutti assieme, per poi essere smistati da apposite aziende che procedono con il fondamentale processo di separazione e recupero tramite appositi macchinari per la separazione magnetica. Tra le ditte che producono questi macchinari c’è Malaman CTC che opera nella provincia di Brescia e costruisce separatori magnetici per metalli ferrosi e non ferrosi, le due categorie principali nell’ambito della separazione magnetica.
Si definiscono ferrosi quei metalli o leghe che, per l’appunto, contengono ferro. Fanno parte di questo gruppo acciaio e ghisa.
La famiglia dei non ferrosi è, invece, molto più numerosa: alluminio, rame, piombo, zinco, nichel, titanio, cromo e molti altri. Tra di essi il solo alluminio è il metallo naturalmente più abbondante sul nostro pianeta. È incredibile pensare che non sia tra i materiali maggiormente riciclati, specialmente tenendo conto l’enorme risparmio energetico derivante dalla produzione basata su rottami.
La famiglia dei non ferrosi è, invece, molto più numerosa: alluminio, rame, piombo, zinco, nichel, titanio, cromo e molti altri. Tra di essi il solo alluminio è il metallo naturalmente più abbondante sul nostro pianeta. È incredibile pensare che non sia tra i materiali maggiormente riciclati, specialmente tenendo conto l’enorme risparmio energetico derivante dalla produzione basata su rottami.
Una volta accuratamente raccolti, i rifiuti metallici devono essere gestiti con attenzione. Ecco entrare in scena le aziende addette alla separazione.
Queste aziende provvedono al raggruppamento dei materiali per categorie. In questo modo le risorse possono essere rivendute come materie prime o sotto forma di semilavorati alle aziende produttrici di beni.
Separazione dei materiali tramite separatori magnetici
La separazione avviene per attrazione magnetica, attraverso la quale i ferrosi vengono divisi dal restante flusso di materiale trattato.
Le aziende più preparate e attente dispongono di strumenti magnetici all’avanguardia, per separare i metalli a prescindere dalle dimensioni e dal volume del flusso da trattare.
Nei casi in cui si debba procedere al trattamento di quantitativi ingenti di materiale, in genere vengono utilizzati separatori magnetici a nastro.
Questo sistema prevede un grosso magnete principale, con il quale vengono attratti i materiali ferrosi. Questi vengono poi depositati su un nastro di gomma a scorrimento che conduce il materiale ferroso verso un punto di scarto.
Il procedimento di estrazione automatizzata consente agli operatori una maggiore libertà di manovra, espellendo comodamente le intrusioni ferrose dal resto del flusso. Quello che si otterrà sarà un materiale di recupero pulito in maniera ottimale.
In caso di metalli ferrosi di grosse dimensioni (da 1 a 60 Kg) e materiali di processo di grosse pezzature ( >250 mm), si ricorre all’utilizzo di separatori elettromagnetici a nastro, detti anche EOS. Strutturalmente si presentano identici a quelli descritti in precedenza, ma con un potere magnetico superiore.
Diversi sono, invece, i separatori magnetici a piastra. Vengono sfruttati qualora i flussi di materiale trattati non contengano quantità eccessive di materiale ferroso. Ne esistono di due tipi: a magnete permanente ed elettromagnetico.
Le piastre non sono altro che dei parallelepipedi magnetizzati, che richiedono corrente solo nel caso siano elettromagnetiche.
L’assenza dei nastri e, quindi, dell’automazione, costringe l’operatore a rimuovere manualmente i detriti ferrosi.
Nel caso si necessiti di un’operazione di separazione accurata, si ricorrerà ai tamburi magnetici, ossia dei deferizzatori a scarico automatico. Attraverso questi strumenti è possibile tutelare i macchinari installati nell’impianto, pulendo l’inerte trattato.
Anche le pulegge magnetiche sono un ottimo mezzo di separazione, utilizzate per trattare il flusso di materiale inerte. In genere queste vengono installate all’interno dei nastri trasportatori: trattengono le intrusioni ferrose, rilasciandole nel momento in cui il nastro si stacca dal rullo per ricominciare il percorso di ritorno.
Infine, per la separazione delle intrusioni ferromagnetiche da materiali di processo o liquidi, le aziende più attrezzate ricorrono alle candele magnetiche, ossia deferizzatori statici inseriti all’interno di griglie magnetiche. Oltre ad essere molto economiche, garantiscono una pulizia elevata.
Le aziende più preparate e attente dispongono di strumenti magnetici all’avanguardia, per separare i metalli a prescindere dalle dimensioni e dal volume del flusso da trattare.
Nei casi in cui si debba procedere al trattamento di quantitativi ingenti di materiale, in genere vengono utilizzati separatori magnetici a nastro.
Questo sistema prevede un grosso magnete principale, con il quale vengono attratti i materiali ferrosi. Questi vengono poi depositati su un nastro di gomma a scorrimento che conduce il materiale ferroso verso un punto di scarto.
Il procedimento di estrazione automatizzata consente agli operatori una maggiore libertà di manovra, espellendo comodamente le intrusioni ferrose dal resto del flusso. Quello che si otterrà sarà un materiale di recupero pulito in maniera ottimale.
In caso di metalli ferrosi di grosse dimensioni (da 1 a 60 Kg) e materiali di processo di grosse pezzature ( >250 mm), si ricorre all’utilizzo di separatori elettromagnetici a nastro, detti anche EOS. Strutturalmente si presentano identici a quelli descritti in precedenza, ma con un potere magnetico superiore.
Diversi sono, invece, i separatori magnetici a piastra. Vengono sfruttati qualora i flussi di materiale trattati non contengano quantità eccessive di materiale ferroso. Ne esistono di due tipi: a magnete permanente ed elettromagnetico.
Le piastre non sono altro che dei parallelepipedi magnetizzati, che richiedono corrente solo nel caso siano elettromagnetiche.
L’assenza dei nastri e, quindi, dell’automazione, costringe l’operatore a rimuovere manualmente i detriti ferrosi.
Nel caso si necessiti di un’operazione di separazione accurata, si ricorrerà ai tamburi magnetici, ossia dei deferizzatori a scarico automatico. Attraverso questi strumenti è possibile tutelare i macchinari installati nell’impianto, pulendo l’inerte trattato.
Anche le pulegge magnetiche sono un ottimo mezzo di separazione, utilizzate per trattare il flusso di materiale inerte. In genere queste vengono installate all’interno dei nastri trasportatori: trattengono le intrusioni ferrose, rilasciandole nel momento in cui il nastro si stacca dal rullo per ricominciare il percorso di ritorno.
Infine, per la separazione delle intrusioni ferromagnetiche da materiali di processo o liquidi, le aziende più attrezzate ricorrono alle candele magnetiche, ossia deferizzatori statici inseriti all’interno di griglie magnetiche. Oltre ad essere molto economiche, garantiscono una pulizia elevata.
Infine, per tutti i materiali non ferrosi, vengono utilizzati particolari macchinari detti a correnti indotte, o meglio correnti di Foucault, che riescono a separare anche metalli che non presentano intrusioni ferrose.