Brigate di Solidarietà Attiva: l’altra faccia della solidarietà nelle zone

Lo scorso 24 agosto le province di Rieti ed Ascoli Piceno, nello specifico i paesi di Amatrice, Accumoli, Arquata del Tronto e Acquasanta Terme, sono stati colpiti da un terremoto del sesto grado della scala Richter: al momento le vittime accertate sono 295. Nelle ore immediatamente successive è partita la macchina della solidarietà “istituzionale” organizzata dalla Protezione Civile in collaborazione con il governo italiano.
La stessa Protezione Civile ha attivato un numero a cui chiunque può inviare un sms, dal valore di due euro, per raccogliere fondi per la ricostruzione delle zone terremotate. Sono state inoltre costruite numerose tendopoli per accogliere i cittadini locali che non potevano, o non volevano, più rientrare nelle loro case.
Purtroppo, come avvenuto dopo il terremoto dell’Aquila del 6 aprile 2009, non è mancato chi ha cercato di speculare su questa ennesima tragedia magari tentando di truccare qualche gara di appalto che verrà emanata per ricostruire i vari edifici crollati o danneggiati. Lo stesso ministro delle infrastrutture Graziano Delrio, durante una puntata di “Porta a Porta” del 25 agosto scorso, ha detto che questo terremoto potrebbe essere una occasione di crescita per il P.I.L., mettendo, ancora una volta, il dio denaro davanti ad ogni cosa.
Anche in questa occasione, insomma, c’è chi tenta di portare avanti solamente i propri interessi e accrescere i propri profitti, magari costruendo le nuove case con sistemi antisismici alquanto precari e con materiali scadenti e a basso costo. Come ormai da prassi, sono stati coinvolti i migranti. “Mentre migliaia di migranti sono ospitati presso le strutture alberghiere di varie zone d’Italia, gli italiani colpiti dal terremoto devono “accontentarsi” delle tendopoli messe sù dalla Protezione Civile”, di questa portata le polemiche a riguardo.
Ma in questo periodo difficile vi sono anche molte associazioni che portano avanti un altro tipo di solidarietà, che viene descritta dai più come una “solidarietà dal basso“, basata su idee quali l’autogestione. In questi giorni infatti moltissimi volontari partono, di spontanea iniziativa verso le zone terremotate, per portare il loro aiuto e, coordinandosi grazie a questi gruppi, cercano di aiutare in tutti i modi possibili le persone colpite dal sisma.
Una di queste realtà sono le “Brigate di Solidarietà Attiva”. Alcuni giorni fa abbiamo avuto il piacere di intervistare Annamaria, una portavoce delle brigate.
1) Perchè avete scelto di dar vita alla “Brigate di Solidarietà Attiva“? Come mai avete scelto questo nome?
” La Brigata è nata spontaneamente, nelle ore immediatamente successive al terremoto dell’Aquila: a partire dal 6 aprile 2009, molte persone che non facevano parte della Protezione Civile sono accorse volontariamente nella cittadina abruzzese a portare soccorsi; da lì un foltissimo gruppo di volontari, provenienti da tutte le parti d’Italia, si è organizzato ed ha proseguito gli appelli, allo scopo di far arrivare altre persone. In quell’occasione abbiamo collaborato con la Protezione Civile, gestendo insieme un campo a Tempera, una delle tante frazione dell’Aquila. Alla fine di quell’esperienza, alla fine di settembre, quando hanno chiuso le tendopoli, abbiamo costituito legalmente la nostra organizzazione. Oggi siamo una federazione presente in tutto il territorio italiano e in molte città, comprese le più importanti. Abbiamo deciso di usare il nome di “Brigata di Solidarietà Attiva” perchè ci piaceva molto l’idea di una partecipazione popolare, ossia di un intervento spinto dal basso. Il termine “brigata” lo abbiamo scelto in riferimento alle brigate internazionali che accorsero in Spagna nel 1936 ( durante la guerra civile spagnola, n.d.r.)“.
2) Nei giorni scorsi vi sono state alcune polemiche tra gli aiuti “istituzionali” e gli aiuti “dal basso” verso le zone terremotate, un vostro commento al riguardo?
” Anche noi abbiamo cercato di fermare i volontari che, subito dopo le 03:36 dello scorso 24 agosto, volevano partire, questo perchè sappiamo benissimo che i soccorritori non possono e non devono essere intralciati: sappiamo infatti che, nelle prime giornate, prima di portare gli aiuti umanitari, bisogna salvare tutte le persone che ancora si trovano sotto le macerie. Il nostro appello pubblico è partito solo il 30 agosto: questo perchè, nei giorni immediatamente successivi al sisma, abbiamo preferito agire per mezzo di volontari che avevano già esperienze sul campo; nel frattempo abbiamo organizzato raccolte di beni di prima necessità e avviato l’organizzazione. Ci rendiamo conto, d’altronde, che l’emergenza sarà lunga e che avremo senz’altro modo di dare il nostro contributo. Siamo stati presenti anche in diversi comuni emiliani colpiti dal terremoto del 2012.
Il tipo di aiuto che portiamo consiste, tra l’altro, nel sostegno a quegli sfollati che rifiutano di entrare nelle tendopoli perchè vogliono rimanere nei pressi delle loro abitazioni, ad esempio per prevenire per prevenire casi di sciacallaggio o per poter accudire allevamenti o aziende agricole, oppure perchè vogliono restare insieme ai propri vicini e ai propri familiari. Il nostro aiuto, quindi, è ben diverso da quello istituzionale“.
3) Altra polemica che è sorta è stata quella relativa ai migranti, sul web molti hanno puntato il dito contro gli immigrati, affermando che vengono ospitati negli hotel mentre gli italiani terremotati nelle tende della Protezione Civile. Cosa ne pensate?
” E’ talmente stupida questa polemica che abbiamo pensato che non valeva neanche la pena di commentarla. Dobbiamo dire che i terremotati, in questo momento, non vogliono andare in albergo, non vogliono lasciare il proprio territorio e a volte non vogliono neanche entrare nelle tendopoli. Noi siamo presenti dove le tendopoli non sono state allestite, perchè sosteniamo la popolazione nell’autogestione e nel mutualismo sociale. Non vogliamo permettere che il tessuto sociale venga disgregato; come invece è successo all’Aquila. Soprattutto in Emilia c’è stato, da parte di una fetta consistente della popolazione, un netto rifiuto a entrare nei campi della Protezione Civile, e noi eravamo lì per sostenere questa decisione.
La questione dei migranti è un falso problema, in quanto i terremotati, per i motivi descritti, non vogliono allontanarsi neanche di poche centinaia di metri. Chi sostiene questo paragone, quindi, lo fa senza avere idea di quali siano i veri problemi dei terremotati. Questa polemica si presta ad una duplice strumentalizzazione, sia sui terremotati- dei quali non vengono riconosciute le reali esigenze- che sulle condizioni drammatiche dei migranti“.
4) Siete rimasti colpiti dal gran numero di persone che hanno deciso di mettersi in gioco e dare il loro aiuto concreto in questa situazione?
” No, non siamo sorpresi, perchè, dall’Aquila ad oggi, la sensibilità e l’attenzione da parte della popolazione è aumentata tantissimo, in parte grazie al ruolo dei social network, che favoriscono la circolazione di informazioni e la condivisioni di esperienze dirette, e in parte perchè, come l’Aquila insegna, può esserci la stessa speculazione da parte di alcuni settori che gestiscono le emergenze. Noi non crediamo più che l’unica risorsa, l’unica risposta a queste catastrofi, sia quella che sta portando avanti il governo con la Protezione Civile: il sistema delle tendopoli, simili a piccole caserme, pur offrendo riparo contribuisce alla distruzione del tessuto sociale; questo perchè, nella fase successiva, vi è la costruzione di moduli abitativi di scarsa qualità, che molto spesso si trovano a decine di chilometri dal nucleo abitativo di origine.
Per farti capire come operiamo, ti porto l’esempio di Acquasanta Terme, una dei paesi ascolani colpiti dal terremoto, dove stiamo gestendo -assieme al Comune, ai richiedenti asilo e ad alcuni sfollati- la mensa del campo locale. Qui abbiamo. Qui abbiamo anche allestito un magazzino da cui partono i nostri volontari per consegnare gli aiuti in frazioni e località limitrofe. L’autogestione e la solidarietà sono il nostro modo di mostrare che si può reagire all’emergenza in un’altra maniera, sostenendo quella parte di popolazione che rifiuta determinate risposte istituzionali.
Ad Amatrice, insieme ad una realtà autogestita di Roma, stiamo invece gestendo uno spazio popolare, chiamato “Spazio Solidale Amatrice”, dove abbiamo immagazzinato le donazioni ricevute, che sono a disposizione di chiunque ne abbia bisogno. Dopo la mappature dei gruppi di persone e dei singoli individui che si trovano nelle zone circostanti, abbiamo dato il via ad una serie di staffette per portarli aiuto, esattamente come era avvenuto già in Emilia.
Questo, insomma, è il tipo di solidarietà che pratichiamo, nella convinzione che si tratti di un modo di resistere nel proprio territorio, anche per prevenire il già citato rischio di una disgregazione dei rapporti sociali.
Riteniamo, inoltre, che sia necessario un cambiamento nella politica nazionale: ad esempio, invece di investire cifre ingenti nelle cosiddette “grandi opere”, si dovrebbe provvedere alla reale messa in sicurezza del territorio soggetto a rischi sismici“.
5) Vi aspettate che anche in questa occasione, come avvenuto dopo il terremoto a l’Aquila, qualcuno gioirà per le gare dell’appalto per la ricostruzione e cercherà di speculare su questa ennesima tragedia? Sui casi di sciacallaggio venuti fuori negli ultimi giorni cosa ci sapete dire invece?
” Dei casi minori di sciacallaggio è opportuno che ne parlino i mass media o chi, comunque, è più informato in proposito. Invece, per quanto riguarda altri tipi di sciacalli, crediamo che purtroppo possano ripetersi vicende analoghe a quelle da te citate.
Questo perchè, in un paese in cui la maggior parte del territorio è a rischio sismico, si continua a non fare prevenzione e a non effettuare con efficenza i necessari controlli sulle nuove costruzioni, che talvolta presentano una resistenza ad eventi di questo tipo addirittura inferiore a quella di edifici ben più vecchi.
Speriamo, ovviamente, che la notte del 24 agosto non abbia riso nessuno ma, dobbiamo dirlo, questo è il paese dei palazzinari e dei costruttori scellerati, perciò possiamo aspettarci di tutto. Auspichiamo una sempre maggior presa di coscienza, anche da parte di chi subisce direttamente le conseguenze di certi eventi e dei volontari che accorrono per essere al loro fianco“.
6) Cosa si può fare per aiutare concretamente queste persone senza inviare sms a numeri di emergenza?
” Al momento siamo molto soddisfatti della quantità di beni raccolti. In queste ore le staffette si stanno muovendo e stanno facendo il giro delle aree circostanti; grazie alla riapertura di strade e di alcuni ponti la zona in cui possiamo portare aiuti si allargherà ulteriormente.
Tramite una pagina Facebook- https://www.facebook.com/terremotocentroitalia- forniamo aggiornamenti sulla situazione e lanciamo appelli ai volontari; qui, inoltre, chi vuol fare donazioni sia le lista dei beni necessari che le coordinate IBAN per eventuali contributi in denaro, che saranno gestiti nella massima trasparenza.
L’attenzione mediatica sulle zone colpite dal sisma, tende, dopo qualche tempo, a diminuire. Inoltre, la riapertura delle scuole e delle università comporta, per forza di cose, un abbassamento del numero dei volontari effettivamente disponibili. Bisogno tenere in conto, inoltre, dell’arrivo dell’inverno, piuttosto rigido in quei territori. Tutto questo significa che avremo bisogno, ancora per diversi mesi, di tanta gente disponibile ad aiutarci. Comunichiamo, quindi, l’esistenza di un indirizzo mail- volontaribsa@gmail.com- tramite il quale è possibile comunicarci la propria disponibilità“.