Aumentano i protesti e i protestati in Italia
Quando si emette un titolo di pagamento, come un assegno o una cambiale, e questo non ha l’adeguata copertura per essere onorato, il creditore può avanzare la procedura per ottenere la somma che gli spetta e fa così scattare il protesto. Non pensiate che sia una situazione poco diffusa, anzi: secondo i dati dell’Istat aggiornati a luglio 2020, in Italia ci sono attualmente 476.317 levate di protesto.
In particolare, i dati sulle singole regioni danno una fotografia ancora più precisa della situazione. Le cambiali non pagate superano di gran lunga gli assegni scoperti: la situazione peggiore nel Lazio con quasi 90 mila protesti, mentre seguono Lombardia e Campania rispettivamente con 77 mila e 67 mila protesti. La provincia di Roma è la città più insicura sotto questo profilo, perché possiede il più alto numero di documenti con levata di protesto.
Accedere al credito quando si è protestati è davvero complicato. In qualsiasi banca o finanziaria, il soggetto protestato si ritroverà con una porta sbattuta in faccia. Questo perché all’atto del protesto, il nominato viene formalmente inserito nel Registro Informato dei Protesti, una sorta di black list che crea parecchi disagi, sia per ottenere un prestito che anche semplicemente per aprire un conto corrente. Qual è la soluzione in questi casi? Nel mondo ideale, la soluzione giusta sarebbe quella di pagare il debito e poi espletare tutte le procedure per la cancellazione del proprio nominativo dal registro dei protesti. Questa è sicuramente la via più veloce e pulita per tornare a essere rifinanziabile.
Se per tanti motivi, più o meno validi, questo non fosse possibile, quale altra soluzione adottare? In genere, la cessione del quinto è l’unica soluzione di prestito per protestati. Si tratta di un finanziamento di tipo personale e non finalizzato, dalla durata di massimo 120 mesi. Richiederlo è semplice e molto veloce, perché essendo un prodotto “non finalizzato” non è necessario specificare il motivo per cui si effettua la richiesta. Perché con la cessione del quinto si può finanziare un soggetto protestato? La risposta è molto semplice: perché per chi concede il prestito, i rischi sono davvero bassi, praticamente azzerati.
La cessione del quinto, infatti, viene concessa solamente ai lavoratori dipendenti (privati, pubblici e statali) e ai pensionati. Anche nel caso della perdita di lavoro, infatti, il TFR del lavoratore funge da garanzia di pagamento e quindi non servono altri tipi di garanzie per avere della liquidità. L’unico vincolo di età è per i pensionati, che oltre gli 85 anni non possono più richiedere questo prodotto finanziario. La particolarità di questo tipo di prestito è l’importo finanziabile, commisurato appunto a un quinto del proprio reddito. Ecco come si calcola la rata potenziale: se avete uno stipendio netto di 1.200 euro, moltiplicate per 14 mensilità (quindi, inclusa tredicesima e quattordicesima). Il totale (in questo caso 16.000) va diviso per 12, quindi 1400 euro. Un quinto di 1400 è 280 euro. Questo sarà l’ammontare della vostra trattenuta in busta paga.
È davvero difficile, ma oseremmo dire quasi impossibile, trovare un istituto bancario o una società finanziaria che sia disposta a concedere un prestito a un cattivo pagatore o a un protestato. La via più semplice per chi ha un lavoro è accedere al credito con la cessione del quinto, mentre chi non ha un lavoro e non può dare alcuna garanzia (tipo un garante “forte” o l’ipoteca sulla casa”) non troverà altro modo di poter accedere al credito.